Sindrome del colon irritabile:
cosa mangiare?
La sindrome dell'intestino irritabile (IBS) è un disturbo comune che colpisce il tratto gastrointestinale.
I sintomi includono crampi, dolore addominale, gonfiore, gas e diarrea o stitichezza, o entrambi in modalità alternata.
La prevalenza mondiale varia dal 10 al 20%, con un'incidenza stimata intorno all’1,5%; è più frequente nelle donne (F/M: 3/1), con un'età di esordio attorno a 20-30 anni.
In Italia ne soffre circa il 10% della popolazione, in particolare le donne, e con un tasso più alto di prevalenza dai 20 ai 50 anni.
Cause e sintomi
La causa esatta della sindrome dell'intestino irritabile non è nota. I fattori che sembrano giocare un ruolo includono:
- Contrazioni muscolari nell'intestino.
- Sistema nervoso: segnali scarsamente coordinati tra cervello ed intestino possono far sì che il corpo reagisca in modo eccessivo ai cambiamenti che si verificano tipicamente nel processo digestivo. Ciò può causare dolore, diarrea o stitichezza.
- Infezione grave: la sindrome dell'intestino irritabile può svilupparsi dopo un grave attacco di diarrea causato da batteri o virus. La sindrome dell'intestino irritabile potrebbe anche essere associata a un eccesso di batteri nell'intestino (proliferazione batterica).
I fattori trigger che possono scatenare questo disturbo includono stress ed alimentazione.
La sindrome dell'intestino irritabile è una condizione cronica che richiede una gestione a lungo termine dei sintomi, nonostante non provochi cambiamenti nel tessuto intestinale né aumenti il rischio di cancro del colon-retto.
I sintomi della sindrome dell'intestino irritabile sono variabili; i più comuni includono:
- Dolore addominale, crampi o gonfiore
- Cambiamenti nell'aspetto del movimento intestinale
- Cambiamenti nella frequenza del movimento intestinale
La condizione che accumuna i soggetti è la presenza di una barriera intestinale insolitamente permeabile. Questo fenomeno è chiamato “leaky gut”, che significa intestino “permeabile”.
Tali danni, noti come microlesioni, permettono agli agenti patogeni di penetrare nella parete intestinale e di irritare il sistema nervoso enterico intestinale sottostante. Questo può portare ai sintomi fin troppo noti di diarrea, dolore addominale, flatulenza o stitichezza.
Colon irritabile e dieta LOW-FODMAP
La sindrome del colon irritabile è un disordine che può durare tutta la vita ma è possibile andare a ridurre lo stato infiammatorio ed i sintomi, agendo sulle abitudini alimentari.
La dieta FODMAP risulta ad oggi essere uno dei protocolli alimentari più affidabili, in cui gli alimenti con sostanze FODMAP (carboidrati a rapida fermentazione e alcoli dello zucchero) vengono completamente eliminati per un certo periodo di tempo e poi reintegrati lentamente in piccole quantità.
È consigliato dunque ridurre temporaneamente il consumo di alimenti ad alto contenuto di zuccheri fermentabili (FODMAPs), contenuti ad esempio in alcune verdure - come carciofi, finocchi, fagiolini, radicchio, verza, cavolfiore, broccoli, broccoletti-, in alcuni tipi di frutta, in particolare le mele, ma anche in legumi ed alimenti contenenti lattosio e glutine.
A livello di condimenti, l’olio extravergine rimane la scelta più sicura, mentre le spezie devono essere consumate con parsimonia: le erbe aromatiche sono ottimali (es. basilico, rosmarino, salvia, ecc.) ma, ad esempio, spezie come curry o peperoncino risultano molto irritanti se consumate in grandi quantità.
A seguito di questa fase di eliminazione, ne segue una di reintroduzione, per la quale ogni categoria di alimento viene testata per saggiarne la tollerabilità in porzioni sempre maggiori.
Oltre alla tipologia di protocollo alimentare, anche la modalità di consumo dei pasti risulta fondamentale: mentre nessuna associazione è stata riscontrata con il numero e la regolarità dei pasti, l’abitudine di consumare i pasti velocemente è invece frequentemente associata al colon irritabile.
Bibliografia
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